VOLEVO ESSERE EDWARD BUNKER

Prefazione di FEDERICA SCIARELLI


Qualcuno è vivo

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VOLEVO ESSERE EDWARD BUNKER

Prefazione di FEDERICA SCIARELLI

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Descrizione

[...J È in quel posto sputato dall'uomo nero, dove si diventava ragazzi senza essere stati bambini e adulti scavalcando la giovinezza e per prevedere il futuro, non necessariamente migliore ma semplicemente un futuro, era sufficiente lanciare una monetina in aria sperando di indovinare il segno vincente, che eravamo nati io, Giggi e Alberto.
lo mi chiamo Giancarlo Balestra, ma, forse per fare prima o forse per risparmiare il fiato, a casa mi chiamavano Lallo.
Ero piccolo di statura, portavo i capelli lunghi e neri come la pece. I lineamenti del viso marcati e il colore della pelle non proprio nordico mi davano le sembianze di uno zingaro o di un piccolo apache e per questo, tra lo zingaro e il piccolo apache, optarono per il soprannome Cheyenne.
... l'amicizia dei protagonisti sembra una scintilla di contraddittoria bellezza:
da una parte ammiri l'intensità del sodalizio, la pienezza della condivisione, il sostegno reciproco nei momenti più complicati, il desiderio di compiere ogni passo insieme; dall'altra parte, ti resta un po' in bocca l'amaro del dubbio che sia stata proprio la forza di tale intesa a fomentare ali animi verso la criminalità. [...]

Scheda Tecnica
Autore
Antonio Nino Mancini
Pagine
452
ISBN
9788899342326
Lingua
Italiano
Lo trovi in
Autore

Antonio Mancini è stato uno dei principali membri della banda della Magliana. Oggi collabora con la giustizia e lavora come accompagnatore per disabili. Originario del quartiere San Basilio, Mancini iniziò la sua carriera criminale in giovane età in una banda (in gergo batteria) specializzata nell’assalto ai treni. Nell’ambiente era conosciuto con il soprannome di Accattone per la sua passione per Pasolini, ma anche per la somiglianza con i ragazzi di vita tratteggiati nei racconti del poeta.

Protagonista di un libro intervista - scritto insieme alla giornalista Federica Sciarelli - “Con il sangue agli occhi” (Rizzoli, 2007), ristampato nel 2015 con nuove verità su Mafia Capitale, ha raccontato come “la bandaccia può mutare pelle, sostituire i capi, modificare il sistema, cambiare maschera, ma il ghigno è sempre lo stesso”.

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